Visioni nella notte: gli archi di Fondazione Arena protagonisti al Filarmonico in Britten e Schönberg
Il 4° concerto della Stagione Sinfonica 2022, venerdì 18 e sabato 19 marzo, con due capolavori della musica del Novecento
4° Concerto
Venerdì 18 marzo · ore 20.00
Sabato 19 marzo · ore 17.00
Teatro Filarmonico di Verona
È una prima assoluta per il capolavoro di Britten, il ciclo di canzoni Les Illuminations ispirato ai versi di Rimbaud mentre in Europa stava per scoppiare la guerra: l’impervia parte solistica è affidata all’acclamato Toby Spence, tenore britannico specialista del repertorio, al suo debutto veronese.
Francesco Ommassini guida l’Orchestra di archi della Fondazione Arena e ne esplora tutta la gamma espressiva anche nel poema sinfonico di Schőnberg.
Francesco Ommassini |
Toby Spence |
Diviso fra impegno politico pacifista e libera sperimentazione d’artista, l’inglese Benjamin Britten scrisse Les Illuminations nel 1939, in mesi cruciali in cui lasciò la patria, prossima alla guerra, per gli Stati Uniti, meta idealizzata di maggiore libertà e serenità.
Britten mise in musica otto frammenti in francese dalle quarantadue omonime prose poetiche del “maledetto” Arthur Rimbaud. Sono testi inusuali, ridondanti di immagini oscure, sinestesie, visioni personalissime a cui il compositore sovrappone le proprie. Il ciclo richiede un vero tour de force vocale ed espressivo nel ricreare tali visioni: nelle tonalità dominanti di Si♭maggiore e Mi maggiore (un intervallo “diabolico”), si alternano immagini vivaci e musicalmente concitate ad altre di estatica contemplazione.
Anche la Verklärte Nacht, Notte trasfigurata, op. 4 che Schőnberg scrisse nel 1899 per sestetto d’archi, nasce da un’ispirazione poetica, sebbene non sia prevista alcuna parte cantata in questo poema sinfonico “intimo”: la composizione rispecchia in musica la struttura strofica della lirica omonima di Richard Dehmel.
Notte trasfigurata descrive il dialogo fra due amanti in un bosco durante una luminosa notte d’inverno. È nuova per l’epoca la fluidità del discorso sinfonico di Schőnberg, che parte da densi cromatismi wagneriani verso maggiori libertà armoniche, creando una narrazione coinvolgente, anche per l’ampia gamma di sonorità esplorate dagli archi. La fortuna del brano giovanile fu tale da indurre Schőnberg a trascriverlo per orchestra d’archi nel 1917 e rivederlo nuovamente nel 1943. È in questa versione che viene più comunemente eseguito: l’ultima volta nelle stagioni sinfoniche della Fondazione a Verona è apparso nel 2006.